DOMANDA AD UN INSEGNANTE




Domanda ad un insegnante:

Buongiorno Maestro,
spero stia passando una piacevole vacanza oltre le lezioni di Kyudo ( a me toccherà lavorare in questi giorni).

 

C’è un mio dubbio che vorrei porle:

si possono veramente studiare le arti marziali giapponesi ed essere occidentali? E’ fantastico portare e trasmettere un’arte così affascinante, ma è giusto farlo con un’arte che non ci appartiene ? Riusciremo ad addentrarci dentro essa come se fosse la nostra cultura da anni? Vestirci come loro non è un offesa verso i loro confronti (come a scimmiottarli)?

 

Spero di non offendere o deludere nessuno con questi miei dubbi.

Pratico arti marziali da quando ho 4 anni, ho mollato un anno durante il liceo e poi ripreso subito dopo, ma ci sono queste domande che mi son sempre posta e alle quali non ho mai trovato risposta in me (se non che mi fa sentire me stessa e mi fa piangere e ridere) nè incontrato qualcuno a cui chiederle.

Non credo ci siano persone che sanno tutto, nè vorrei che la mia vita sia in mano a qualcuno o sarei un burattino e non una persona, ma vorrei conoscere la sua sua opinione o la sua risposta (se questo quesito se l’era già posto).

Scusi l’email impegnativa
Grazie
Buona giornata, Stefania

Risposta:

Buongiorno Stefania

Parlare di vacanza per me è un po vergognoso; mi spiace che debba lavorare in questi periodi, ma come si vuol dire, di questi tempi si porta pazienza.

 

Il dubbio

 

Il suo dubbio è di molti, e anche il mio, non solo dopo un certo periodo di pratica, ma anche dopo quarantaquattro anni, mi creda non è la sola. Esporre questi dubbi è sinonimo di molta sensibilità, se il cuore è sincero questi dubbi scompariranno e la pratica diventerà eccellente, torneranno solo quando sarà più vulnerabile.

Quando mi chiedono a cosa serve lo Iai, la risposta si può avere solo dopo qualche anno di pratica, e si noterà con l’arrivo di dubbi come questo, e il lavoro svolto fino ad ora ci aiuterà a comprenderli, ecco a cosa serve lo Iai, a migliorare noi stessi.

 

Praticare un’arte che non è nostra.

 

Le arti giapponesi non saranno mai nostre, questo non ci impedisce di praticarle, certo nel massimo rispetto che si da a cose non proprie; il fatto di vestirsi (nel modo corretto), come nel loro medioevo, ho praticare correttamente i saluti cerimoniali, è sicuramente un rispetto, non vorrei entrare in polemica ma non posso esimermi, molti insegnanti hanno dimenticato, per ignoranza, per superficialità o per cattiva fede, i fondamentali, che fanno parte di queste arti e la loro cultura; ritengo che sia il mio compito quello di trasmettere questo pensiero ancora di più che la tecnica.

 

Storicamente nel 1867 all’apertura delle frontiere nipponiche, la moda corrente in Giappone era vestirsi come gli occidentali, bombetta, ghette, baffoni a manubrio, ecc. addirittura un caposcuola dello Iai, Muso shinden ryu, nelle foto che lo ritraevano indossava l’abbigliamento che neanche un occidentale indossava; ai tempi nostri, anche se non cristiani, molti neo sposi optano per il rito con l’abito bianco e la cerimonia in chiesa, quindi non li enfatiziamo più del necessario e ricordiamoci che dietro a tutto questo c’è un giro di affari notevole.

Il rispetto che ogni d’uno deve dare all’altro è inderogabile, quindi nessuno dovrà permettersi di toglierle il libero arbitrio, meno ancora alla Niten ichi ryu, ne va del faticoso viaggio che cerchiamo di compiere.

Un abbraccio,

#determinazioneartigiapponesi


www.duecilei.it








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