SETSU-BUN decimo mese



In questo post trattiamo il significato culturale, storico e filosofico del lavoro di ricerca che svolgiamo nel dojo NITEN ICHI RYU di spada, del Qi Gong scuola “Le Quattro Direzioni”

Oltre all’attenzione verso la tecnica (il movimento), ci tengo sempre ad approfondire la visione culturale e storica degli eventi, che ho potuto a mia volta esplorare nel corso dell’esperienza nell’ambito delle discipline giapponesi. Completare la pratica con una più approfondita conoscenza generale facilita il superamento delle varie fasi di apprendimento che l’arte impone, guidando la crescita personale del praticante.

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Quando l’inverno si trasforma in primavera setsu bun:
decimo mese


Il ventesimo giorno del decimo mese del vecchio calendario era quello scelto dai mercanti e negozianti per una festa sotto la protezione di Ebisu, il Dio dell’Abbondanza e protettore dei commerci. Ad un’estremità della stanza in cui si riunivano per passare la serata, era appesa una raffigurazione di Ebisu, con un enorme pesce persico sotto il braccio e una canna da pesca in mano.
A lui veniva offerto il suo pesce preferito, il tai – una specie di persico – , frutta sake, panetti rotondi di mochi. Col procedere della festa qualcuno afferrava una qualsiasi cosa che fosse a portata di mano – una tazza una ciotola -, e tenendola in alto, ne richiedeva un immaginario prezzo esorbitante, supponiamo 100 o 1000 dollari; qualcun altro accettava l’offerta, e il finto affare era concluso tra battimani, pochè questa tradizione è considerata presagio di successo nella trattazione di veri affari nel futuro.


Ottobre è il mese più importante per la raccolta del riso.


Il riso migliore cresce nel sud del Giappone, e la stampa qui inserita mostra il procedimento di rimozione della pula dai grani di riso, così come avviene in un distretto dell’isola di Kyushu.
Il mortaio che si vede nell’angolo a destra, chiamato umato-usu, perchè viene fatto girare da un cavallo (uma), è costruito con legno, bambù e argilla. Sui cilindri fatti di argilla, sono inserite logitudinalmente delle stecche di bambù, così che col ruotare di quello superiore la pula viene rimossa dai grani di riso. L’insieme di riso e crusca che cade dal mulino è potato alla macchina chiamata tomi, che si vede alla sinistra del disegno, dove una corrente d’aria prodotta dal girare di una ruota fa volar via la crusca. Poichè il riso, anche se ripulito, contiene grani non mondati, lo si porta al mangoku, che dalla nostra stampa si vede un pò oltre il tomi, un setaccio di fili di rame attraverso le cui maglie solo il seme mondato ricade.
Il riso rimasto è riportato al mulino per essere risottoposto al primo procedimento, mentre quello pulito lo si versa in ceste di paglia chiamate tawara, con una misura in legno chiamata masu, come si vede nell’angolo a destra, in alto, del disegno. Nello spazio di vetiquattro  ore può essere mondato e insaccato riso per circa novanta sacchi. In Kyushu, 35 sho valgono un tawara, ma a Tokyo un sacco contiene generalmente 40 sho
In passato, i nobili proprietari terrieri (daimyo) riscuotevano le loro rendite in riso, e il raduno annuale dei contadini per il pagamento delle loro imposte era un’occasione importante. I sacchi, prima di essere portati nei magazzini dei daimyo, erano accuratamente pesati, e se qualche sacco non sembrava del giusto peso, se ne misurava il contenuto. Se la misura dimostrava che il peso era scarso l’uomo che aveva portato il sacco cadeva in grave disgrazia, fino da essere aspulso dai suoi compaesani.


SETSU-BUN
Quando l’inverno si trasforma in primavera (anno1909)
L’Angolo Manzoni Editrice

 

 

 

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