SETSU-BUN primo mese

In questo post trattiamo il significato culturale, storico e filosofico del lavoro di ricerca che svolgiamo nel dojo NITEN ICHI RYU di spada, del Qi Gong scuola “Le Quattro Direzioni”


Oltre all’attenzione verso la tecnica (il movimento), ci tengo sempre ad approfondire la visione culturale e storica degli eventi, che ho potuto a mia volta esplorare nel corso dell’esperienza nell’ambito delle discipline giapponesi. Completare la pratica con una più approfondita conoscenza generale facilita il superamento delle varie fasi di apprendimento che l’arte impone, guidando la crescita personale del praticante.

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Quando l’inverno si trasforma in primavera setsu bun:
primo mese


Ad ogni porta
stanno alberi di pino;
un miglio più avanti,
verso il regno degli spiriti:
e, come c’è allegria,
così c’è tristezza.

Canzone di IKKYU

Poichè nessuno può prevedere quanta gioia e quanto dolore gli saranno destinati nel corso dell’anno appena nato, tutti desiderano trarre auspici favorevoli, a giudicare dalle manifestazioni di gioia con le quali è salutato in Giappone l’avvento del nuovo anno. All’esterno della casa, ai lati del cancello o della porta d’ingresso, vengono piantati giovani alberi di pino, e dei bambù, intagliati in una decorazione detta kado matsu o matsu kazari (pino della porta). Antichi testi narrano che questa usanza di piantare rami di pino esisteva già 850 anni fa i bambù vennero aggiunti molto più tardi.

Questi due rappresentanti del regno vegetale accomunati all’anno nuovo, sono segnali di buon augurio, poichè le loro foglie non soccombono ai venti gelidi dell’inverno, e il diritto bambù, con i suoi nodi regolari è, inoltre, simbolo di virtù.
Sopra l’ingresso viene appeso uno shime kazari, oggetto simbolico fatto con corda di paglia, e arancia amara (daidai), kaki secco, felce (urajiro), sempre vivo (yuzuriha), gambero ecc., pochè a ciascuna di queste cose si attribuisce un quanche significato di buon augurio; il camminare all’indietro del gambero, ad esempio, è considerato simbolo di lunga vita. La corda di paglia è a ricordo di quella che, si dice, sia stata tesa all’entrata della grotta Ama no iwato, dopo che la dea Sole Amaterasu ne era uscita: il buio dell’interno della grotta fu considerato impuro ed infausto, e la corda lo separa dal puro e splendente mondo esterno. Questa corda è usata nei templi shinto a segnare il confine tra l’interno purificato e il comune mondo estrerno, ed è usata nelle case di abitazione, in occasioni di festa, come confine oltre il quale nulla di malvagio o infausto ha accesso, e si crede così di impedire l’entrata a malattie e spiriti diabolici.



All’interno della casa, il giorno di Capodanno, si trovano focacce di riso, grandi e tonde, chiamate kagami mochi, decorate con arancia amara, kaki seco, felce, sempreverdi e granchio, il tutto sistemato su di un vasssoio chiamato sanbo, e posto in una nicchia ornamentale, denominata toko, che costituisce una caratteristica dei salotti giapponesi.
La mattina presto si tiene una celebrazione familiare, i cui dettagli sono diversi nelle varie regioni del paese, ma la preparazione del toso, una specie di sake aromatizzato o acquavite di riso, e dello zoni, un insieme di focacce di riso, pesce e verdure, è la stessa ovunque. Terminata questa operazione, la gente esce, vestita degli abiti migliori, per incontrare parenti e amici e augurare loro un felice anno nuovo, e per farlo, usa la parola omedeto. Alcuni vanno sulle loro vetture, altri in jinrikisha tirato da due uomini le persone più umili hanno un jinrikisha tirato da un solo uomo, ed altri ancora devono andare a piedi.
Ufficiali e persone che ricoprono alte cariche portano l’uniforme, altri dignitari indossano generalmente abiti di foggia europea; ma la maggioranza delle persone veste un haori (giacca) e hakama (pantaloni larghi). Le strade sono rallegrate da bambini che indossano abiti nuovi, i maschi fanno volare aquiloni o girare trottole, e le bimbe giocano al volano o con la palla.

Quando la luce del giorno muore, i più giovani, e spesso anche gli anziani, si divertono con il gioco delle carte (uta garuta e hana garuta) e il backgammon (sugoroku), e quelli che perdono devono rassegnarsi a farsi imbrattare il viso con l’inchiostro.
Poichè si crede che la fortuna sorrida a coloro che salutano il sole nascente il giorno di Capodanno, donne e uomini si alzano presto e si radunano in un luogo dal quale si può vedere bene il primo apparire dell’astro. E’ anche pratica comune cercare il favore del dio, il cui tempio si trova in quel quarto di cerchio che corrisponde al nome dell’anno. In questo modo si scelgono templi diversi secondo gli anni. Dal primo al terzo giorno di questo mese, è usanza tirare l’acqua dai pozzi la mattina presto, e quasto si chiama waza mizu, “acqua nuova”.

Di buon ora, il secondo giorno, i mercati delle grandi città inviano ai commercianti locali i primi prodotti dell’anno, chiamati hatsuni, che vengono ammucchiati su carri trainati da buoi e decorati con bandiere recanti il nome il nome della ditta che li spedisce. I carri di testa portano alti alcuni simboli di buona sorte, come “i sette dei della fortuna” (Shichi Fuku Jin), il sole nascente, l’albero di pino, il gambero ecc., e sono seguiti da una fila di uomini, generalmente impiegati della ditta, tutti vestiti allo stesso modo, che suonano flauti o tamburi, e tutto l’insieme ricorda molto le processioni religiose viste nelle grandi città. La sera dello stesso giorno, uomini vanno in giro per le strade facendo risuonare il grido Otakara! Otakara!, e offrono in vendita il dipinto di una barcha con a bordo i Sette Dei della Fortuna, detta takarabune, (barca del tesoro) che, se posta sotto il cuscino, si ritiene faccia fare sogni fortunati.

Il settimo giorno si cuociono e si mangiano sette tipi di verdure (nana kusa), a protezione delle malattie: il prezzemolo, la borsa del pastore (nazuna), canapa comune (gogyo), sedano, becco di gallina (hotokenoza), rapa e rafano (suzushi ro).
Durante le due prime settimane di Gennaio, per le strade sfilano uomini vestiti da manzai, okagura o shishimai; i primi, che sono vestiti alla foggia antica, vanno in giro battendo un tamburo e, per una piccola somma di denaro, ripetono gli auguri per il futuro; gli altri indossano grandi maschere di legno, a forma di testa di leone, che vengono costruite per muoversi all’ unisono con il ritmo dei tamburi e il suono dei flauti.
Il quindicesimo e il sedicesimo giorno di questo mese sono attesi con ansia da tutti gli inservienti e le domestiche, ma dai servitori maschi in particolar modo, poichè è questo il periodo in cui si concede loro una vacanza, perchè essi abbiano la possibilità di rivedere le famiglie; questo tornare a casa è definito yabu iri o yadori.

La prima illustrazione offre un’immagine completa della scena il giorno di Capodanno. La seconda stampa rappresenta una processione di daimyo per il Capodanno al castello dello Shogun in Yedo oggi chiamata Tokyo, durante il lungo periodo in cui l’effettivo potere di governo, in Giappone, fu nelle mani di succesivi Shogun della casta Tokugawa, e quando daimyo (grande nome) era il titolo dei grandi signori feudali del paese.

SETSU-BUN
Quando l’inverno si trasforma in primavera (anno 1909)

L’Angolo Manzoni Editrice

 

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