La dualità del pensiero occidentale




La dualità del pensiero occidentale e l’unicità del pensiero orientale.
IL PENSIERO OCCIDENTALE

IL PENSIERO ORIENTALE
Il lavoro che si svolge nel dojo è esattamente questo: si cerca non la dualità ma l’unicità, attraverso l’unione della tecnica e del lavoro interiore.

L’idea per questo post è scaturita da un avvenimento di qualche giorno fa, che mi ha fatto riflettere su quanto l’immagine esteriore, per noi occidentali, è primaria nella vita quotidiana. Molto diversa è la mentalità tipicamente orientale, la quale porta invece a dare la massima attenzione alla parte interiore, detta “Ura”, e solo dopo alla manifestazione esteriore, detta “Omote”.

 

Osservo spesso, nelle lezioni di Iaijutsu, che il viaggio più difficile che gli allievi intraprendono è proprio abbandonare la parte prettamente esteriore, come ad esempio l’acquisto dell’attrezzatura privilegiando i connotati estetici più che l’efficienza, o l’attenzione sull’esecuzione della tecnica perchè sia perfetta da vedere (deve essere anche efficace). 

 

Nel pensiero occidentale, il corpo e lo spirito sono due cose diverse e distinte; la prevalenza, dell’attenzione viene data al corpo, che è l’immagine che noi esponiamo verso gli altri. Quasi sempre diventa primaria, e gli esempi sono alla portata di tutti: dagli oggetti che acquistiamo (auto sempre più grandi, accessori appariscenti), fino ad arrivare agli atteggiamenti sempre più rumorosi, alle diete portate all’esasperazione poco prima dell’estate, per poter sfoggiare un corpo esteticamente accettato, ecc.

 

Successivamente si prende in esame lo spirito, molto spesso inteso unicamente come appartenenza ad una religione, praticata in ambienti chiusi e nascosti, separati dal resto della vita quotidiana: ecco come si manifesta la dualità occidentale.

Per gli orientali l’unicità del corpo e dello spirito è un insieme chiamato “shin shin ichinyo”, ovvero spirito e corpo. Attraverso il corpo si apprendono le sensazioni più immediate, tramite il lavoro, gli allenamenti quotidiani; questo concetto è chiamato “shugyo”. Attraverso lo spirito si coltiva in ogni momento l’energia che ci pervade;  questo è il  percorso complementare delle due realtà, non separate ma unite in un viaggio che non le divide mai.

 

Quando vengo in contatto con un neofita, consiglio sempre, per i primi anni, di praticare una sola arte. Con il tempo è semplice aggiungerne un’altra, anzi questo è positivo, poichè l’unicità che si è ricercata e trovata nella prima disciplina viene applicata in modo analogo per la seconda.

 

Se con attenzione si osservano i praticanti, si distingue chi di loro ha alle spalle una lunga esperienza di pratica da chi è alle prime armi, proprio dagli atteggiamenti che caratterizzano la crescita e l’evoluzione dell’essere umano: nei praticanti esperti “Ura” e “Omote” sono una cosa sola.

 

#determinazioneartigiapponesi

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